Federico Arani

De Architectura

a cura di Andrea M. Bassan

Inaugurazione: 12 giugno ore 18,30

Esposizione: 13 giugno – 8 settembre 2019

La Galleria Moitre è lieta di presentare De Architectura prima mostra personale di Federico Arani (Roma, 1995), giovane artista attivo tra Roma e Milano. Temprato dagli Spaghetti Western e lossessione per il Tempo, il suo lavoro pone le radici nella pittura e si dilata in una riflessione sull’immagine e sullequilibrio tra le parti che compongono lo spazio. Riflette sulle infinite architetture invisibili che si creano allinterno di un luogo attraverso i rapporti tra i particolari, tra i difetti e tra gli elementi disturbatori che interrompono la linearità ideale del vuoto tipico delle pareti. Essa stessa si dilata in una sospensione dello scorrere del tempo per poter ricercare, alla stregua di un perito forense, i suoi residui; ogni momento nascosto, dimenticato dal trascorrere del tempo, viene da lui analizzato, studiato e reinventato in una testimonianza pittorica evocativa, aprendoci le porte alla sfera demiurgica dellimmaginazione. Federico Arani è così Architettore, nella definizione Albertiana di colui che saprà con certa e maravigliosa ragione, e regola, sì con la mente, e con lo animo divisare; cioè colui che saprà disegnare con la mente una cosa, sapendola dividere nei suoi particolari e poi ideare, immaginare e stabilire cosa farci. E anche noi, con lui, dobbiamo imparare ad essere in grado di scardinare la nostra visione generica del dettaglio e del singolo per ampliarla in uno sguardo dilatato che comprende lintero sistema compositivo di un luogo e della sua presenza nella contemporaneità. Dobbiamo accorgerci delle cornici invisibili insite in esso, per poter seguire il flusso delle narrazioni ritmiche che ne conseguono, componendole, poi, con altrettanti luoghi privi di considerazione. Ritrovamenti delle faglie del tempo, dimenticati, che riescono ad aprire il nostro sguardo ad infiniti equilibri perennemente in bilico tra lentusiasmo dellindizio e le conseguenti rinnovate domande. In questa mostra pensata a stretto contatto con Giacomo Mangili (YIIXIII), musicista e sound designer che fa della sperimentazione la sua firma, ci ritroviamo immersi in un momento sospeso nel Tempo. Entriamo con loro in una di quelle faglie sconosciute, ne seguiamo il flusso ritmico degli elementi che, al suo interno, si sposano in una danza atipica, entrando e uscendo dal regno dellintangibile, creando infiniti percorsi e racconti. Possiamo ascoltare i lievi respiri di elementi scontati che diventano un monito a mettere in discussione il limite che vige tra coscienza e oggettività, riflettendo sul modo in cui luomo pone lo sguardo sulle cose; affermando in questo modo, con tenacia, la possibilità di unalternativa. Perché forse quell’azione è solo una questione di posizione, indice di come l’individuo si stia ponendo di fronte ad esse; agire sul come guardare le cose significa interrogare e cambiare il modo in cui ci si rapporta ad esse. Il nostro sguardo testimonia come noi stiamo entrando dentro le cose e come esse stiano entrando dentro di noi. Il lavoro, per Arani, è accettare di essere visti, la nostra reazione allo scorgere di quello sguardo, la nostra anelata risposta e la nostra eredità.