Sergio Salomone, Elena Tortia, Lorenzo Zerbini

Vernissage: 3 maggio ore 18.30

Esposizione 4 maggio – 12 luglio 2024

Il percorso annuale della Galleria Moitre è stato segnato dal tema della forma dell’informe, un argomento che ha accomunato e accostato più artisti in quattro differenti collettive. Dalla prima sull’informe come mezzo imprevedibile ma cercato, al proseguo con un informe ulteriormente spinto verso una sua consacrazione di realtà impronosticabile, perfino quando si tratti di tecnologia e di meccanica. Siamo poi passati ad una forma dell’informe sul corpo umano, resa in argomento mistico, sociale, civile o pittorico.

Dunque giungiamo preparati a quest’ultimo passaggio che ci mostra sempre l’uomo come elemento centrale di passaggio ma non più come sua sola costituzione ma bensì come propalatore, un emanatore di progettualità, di confronto e fusione ed un incubatore, nel vero senso della parola, di esseri e possibilità per altre specie. Mi riferisco, con questa ultima affermazione, al lavoro lungo e metodico di Elena Tortia, che in una sola, grande parete, riesce a riportare ciò che è stato il periodo da febbraio 2020 fino alla metà del 2023: un gorgo di numeri e dati e previsioni, sempre su un elemento invisibile, però mutevole, sempre disposto a sfruttarci per la sua, naturale crescita e sopravvivenza. In tale senso, quello del cambiamento e della fusione per risultato ottenuto, è l’opera di Lorenzo Zerbini e del suo accostarsi al tema naturale come fonte di commutazione e di interscambio tra l’uomo e la pianta. Nel suo lavoro video la coabitazione è il risultato di una trasformazione attuata anche con inediti sistemi e con forme di sostegno e di sofisticata costrizione. Nello spirito di costruzione e di rapporto è anche il tracciato di Sergio Salomone che nell’architettura e nel suo canone riscontra una narrazione umana, soprattutto occidentale, dettata dalla formazione di limiti e riflessioni continue sul senso del contesto e come esso si adoperi per mutarci. Una constatazione intellettuale diventata fortemente contemporanea (ed indubbiamente futuribile) nell’attuale civiltà, dove il confronto con il potere e l’auto-rappresentazione, possano nascondere trabocchetti e narrazioni, alle volte, distorte o pericolose.